Marco Travaglio, nel programma “Otto e mezzo” su La7, accusa Giorgia Meloni di una tripla truffa elettorale.
Durante una recente puntata di “Otto e mezzo” su La7, Marco Travaglio ha lanciato pesanti accuse nei confronti di Giorgia Meloni, denunciando quello che ha definito una “tripla truffa elettorale“. Il direttore de Il Fatto Quotidiano non ha risparmiato ironie e critiche verso altri big della politica italiana, evidenziando una problematica radicata nel sistema elettorale.
La tripla truffa secondo Travaglio
La prima accusa mosse da Travaglio riguarda la pratica di alcuni politici, tra cui Giorgia Meloni, di candidarsi senza la reale intenzione di lasciare il Parlamento italiano per l’Europa. “Chi vota per questi candidati,” spiega Travaglio, “ha la certezza matematica di essere ingannato, visto che il nome sulla scheda elettorale è una garanzia di non partecipazione attiva al Parlamento europeo.” Come riportato da ilfattoquotidiano.it.
Inoltre, Travaglio attacca la Meloni per il suo ruolo di primo ministro e la sua candidatura alle europee, una prassi non comune in Europa. “Nessun primo ministro europeo si candiderebbe sapendo di dover abbandonare il suo ruolo primario,” sottolinea, definendo questa pratica non solo inusuale ma anche inappropriata. Come riferito da ilfattoquotidiano.it.
La risposta degli elettori
L’ultima parte della “tripla truffa” evidenziata da Travaglio tocca un punto sensibile: l’opinione che la Meloni avrebbe dei suoi elettori, vista come denigratoria e sminuente. “Pensare che gli elettori non siano capaci di scrivere correttamente il nome del candidato è un insulto alla loro intelligenza,” afferma il giornalista. Come ripreso da ilfattoquotidiano.it.
Su Matteo Renzi, Travaglio si mostra cauto, riconoscendo almeno l’intenzione dichiarata dell’ex primo ministro di lasciare il Parlamento in caso di elezione, una novità che si attende di verificare.
Travaglio espone le sue speranze verso una reazione popolare contro queste pratiche, includendo anche le posizioni di altri politici come Elly Schlein, Carlo Calenda e Antonio Tajani, che si sono trovati al centro di simili controversie.